News da Gramù.it

La dieta mediterranea, riconosciuta dalla scienza come una dieta tra le più salubri nel mondo, e descritta per la prima volta dallo studioso americano Ancel Keys, è in realtà molto italiana. L’autore della prima storica indagine, il celebre “Seven Countries Study”, era infatti legatissimo al Cilento, la costa della Campania dove negli anni 50 fu condotta questa prima indagine sull’alimentazione e lo stato di nutrizione della popolazione.

Da allora, la dieta mediterranea è diventata un punto di riferimento per la relazione positiva tra abitudini alimentari e capacità di prevenzione delle malattie croniche degenerative. I suoi benefici per la salute, la qualità e la durata della vita sono legati alla composizione dei suoi alimenti caratteristici, che sono prevalentemente di origine vegetale, e al loro consumo diversificato e bilanciato.

Dieta italiana sempre meno seguita in Italia

Purtroppo, la dieta mediterranea è sempre meno seguita in Italia, soprattutto dai giovani e dalle fasce con un basso livello socio-economico. Numerose indagini hanno infatti mostrato un aumento di sovrappeso e obesità. Secondo dati recenti, il 31% degli adulti risulta in sovrappeso e il 10% risulta obeso, mentre il 22,2% dei bambini di 8-9 anni è in sovrappeso e il 10,6% in condizioni di obesità e il fenomeno è più diffuso al Sud, particolarmente in Abruzzo, Molise, Campania, Puglia e Basilicata.

Negli anni infatti la dieta mediterranea è stata quasi esclusivamente associata, quasi fosse una prescrizione medica alimentare, ai benefici salutistici dei suoi nutrienti, dimenticando che noi non mangiamo “nutrienti” ma “cibi”, i quali hanno anche valori estetici, sociali, religiosi, economici e ambientali. La sua peculiarità è il fatto di non essere solo una lista di cibi, per lo più freschi, stagionali, locali e spesso tradizionali, ma soprattutto il modo di cucinarli, abbinarli, presentarli e condividerli a tavola. Il contesto e l’ambiente in cui si consumano e si producono sono componenti chiave del modello alimentare mediterraneo, così come una vita fisicamente attiva, la frugalità e il senso del valore del cibo. Non dimentichiamo che la parola greca δίαιτα (dieta) significa equilibrio, stile di vita. La dieta mediterranea è soprattutto un modus vivendi che incorpora saperi, sapori, elaborazioni, prodotti alimentari, coltivazioni e spazi sociali legati ai territori. Per questo, nel 2010, è stata riconosciuta dall’UNESCO come patrimonio culturale intangibile dell’Umanità.

La dieta che risolve anche il problema della sostenibilità

La percezione esclusivamente “salutistica” ha invece rimosso tutti i fattori culturali legati all’alimentazione. Se da una parte questa è stata una delle ragioni del suo successo presso le elite di ogni parte del mondo, compresa una fascia molto ristretta della popolazione italiana, dall’altra ha probabilmente contribuito ad allontanarne proprio quegli strati popolari presso i quali si riscontrano oggi i maggiori problemi di salute dovuti a una cattiva alimentazione. Ma tornare indietro non è facile, e intorno alla dieta mediterranea occorre oggi ricostruire, almeno in parte, una cultura adatta ai tempi e adatta a tutti. Una cultura che dovrebbe comprendere anche il tema della sostenibilità.

Recenti stime della FAO, l’Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura delle Nazioni Unite, indicano che nel 2050 vi saranno nel mondo 9 miliardi di persone, che dovranno mangiare in modo sano e sostenibile. Tenendo conto che oggi nel mondo 842 milioni persone soffrono la fame, che a 2 miliardi mancano i micronutrienti essenziali per la salute e sviluppo, quali vitamine e minerali, e che un miliardo e 400 milioni di persone sono sovrappeso, di cui 500 milioni obese, risulta più che mai necessario rivedere i modelli dei consumi alimentari e delle diete per poter affrontare le sfide che emergono dai nuovi stili di vita e dai loro impatti ambientali globali.

Per affrontare queste sfide occorre allargare gli studi sulle diete, finora perseguiti solo sulla loro salubrità, per valutarne invece anche la sostenibilità. Da alcuni anni, la FAO, in collaborazione con il Centro Internazionale di Alti Studi Agronomici Mediterranei di Bari, sta conducendo una serie di attività sulla dieta mediterranea come modello di studio per la valutazione della sostenibilità delle diete e dei consumi alimentari. Attività che nel 2010 hanno portato a una definizione del concetto di diete sostenibili, come “diete a basso impatto ambientale che contribuiscono alla sicurezza alimentare e nutrizionale nonché a una vita salubre per le generazioni presenti e future. Le diete sostenibili proteggono e rispettano la biodiversità e gli ecosistemi, sono culturalmente accettabili, accessibili, economicamente giuste e convenienti; sono nutrizionalmente adeguate, sicure e sane, e ottimizzano le risorse naturali e umane.”

I risultati a oggi indicano chiaramente che la dieta mediterranea è anche un modello di dieta salubre sostenibile, essenzialmente per il ridotto impatto ambientale dei suoi alimenti caratteristici prevalentemente vegetali.

Una dieta che educa al piacere del mangiare

A far ritornare la dieta mediterranea una dieta popolare in Italia forse potrebbe dunque contribuire il modificare l’attuale percezione “salutistica” della dieta Mediterranea trasformandola in un consapevole stile di vita alimentare sostenibile, salubre e non sedentario, accessibile a tutti. Una dieta mediterranea insomma riattualizzata soprattutto verso i giovani, per educarli al piacere del mangiare, sano e sostenibile, mediterraneo, riscoprendo il gusto per la diversità dei sapori e quindi la biodiversità dei prodotti. Una dieta mediterranea capace anche di saper emozionare con la bellezza, i colori e i sapori dei cibi e delle loro molteplici interpretazioni culinarie, legate alle diverse filiere alimentari locali.

L’EXPO 2015 di Milano può essere il luogo ideale per promuovere tale cambiamento di percezione nei confronti della dieta mediterranea, rivista come una dieta non solo salubre ma anche sostenibile e popolare, dove il cibo e la convivialità rappresentano insieme un elemento importante di condivisione, dialogo e comunicazione sociale nel mondo.

Sandro Dernini
Sustainable Food Systems Programme – Food and Agriculture Organization
fonte: http://www.expo.rai.it

LA PREVENZIONE SCONFIGGE IL CANCRO. PASSAPAROLA!
XIV edizione Settimana Nazionale per la Prevenzione Oncologica
20-29 marzo 2015

Gramù da sempre con LILT nella lotta contro i tumori

 

LA PREVENZIONE SCONFIGGE IL CANCRO. PASSAPAROLA!

Con questo slogan si apre la campagna della LILT – LEGA ITALIANA PER LA LOTTA CONTRO I TUMORI riguardante la XIV edizione della Settimana nazionale per la Prevenzione Oncologica.
Istituito con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, l’evento ha come obiettivo la corretta informazione e sensibilizzazione in tema di Prevenzione che, come noto, rappresenta l’arma vincente contro i tumori.
La letteratura scientifica nazionale ed internazionale ha univocamente confermato che sane abitudini alimentari e corretti stili di vita sono un efficace strumento di prevenzione oncologica. Oltre un terzo dei tumori ed altre malattie croniche degenerative, infatti, non si svilupperebbero se riuscissimo a mettere al centro della nostra vita quotidiana una dieta salutare ed equilibrata, eliminando il fumo, riducendo il consumo di alcol e l’esposizione imprudente ai raggi solari.
Corretti stili di vita, unitamente ad azioni di diagnosi precoce, possono portare a guarigione oltre l’80 per cento delle persone che si ammalano di tumore.
Non a caso alla Dieta Mediterranea – ricca di frutta fresca, di verdura e povera di grassi – viene riconosciuto il ruolo di “regina della prevenzione” e patrimonio UNESCO.
Evidenze che da oltre 15 anni hanno indotto la LILT a celebrarne i valori nell’ambito di una specifica e dedicata campagna nazionale di sensibilizzazione alla prevenzione oncologica, individuando nell’olio extra vergine di oliva – noto per le sue qualità protettive nei confronti dei vari tipi di tumore – il simbolo più adatto ai fini della campagna stessa.
Insieme all’olio extra vergine di oliva italiano, ad accompagnare la LILT in questa XIV edizione della Settimana Nazionale per la Prevenzione oncologica, ci saranno 5 testimonial d’eccezione che con generosa disponibilità hanno accolto l’invito della LILT a diffondere, in uno spot TV e radiofonico, l’importanza della prevenzione consigliando l’adozione delle semplici regole previste dai corretti stili di vita.
In rappresentanza del mondo della buona tavola, dello sport, dello spettacolo e della cultura presenzieranno: lo chef stellato Heinz Beck, la campionessa mondiale di salto in lungo Fiona May, i cantanti Gigi D’Alessio ed Anna Tatangelo nonché la giornalista Rai Maria Grazia Capulli. Tutti insieme per la LILT promuoveranno un unico, semplice, messaggio di speranza: “la prevenzione sconfigge il cancro. Passaparola!”.
Anche quest’anno la Lega Calcio Serie A e le singole società calcistiche hanno aderito alla campagna e nelle giornate del 21 e 22 marzo ospiteranno gli striscioni LILT a centro campo e sarà diffuso il messaggio della LILT attraverso gli speaker negli stadi.
Inoltre, saranno migliaia i volontari della LILT impegnati nelle maggiori piazze italiane per diffondere questo invito alla salute, offrendo – in cambio di un modesto contributo a sostegno delle attività promosse dalla LILT – la bottiglia di olio extravergine di oliva unitamente ad un apposito opuscolo ricco di informazioni sui corretti stili di vita.
Moltissimi i punti Prevenzione (ambulatori) LILT che accoglieranno la popolazione su tutto il territorio nazionale, con medici, operatori sanitari, specialisti, volontari a disposizione per offrire quei servizi che, da oltre 90 anni, caratterizzano la LILT nella lotta ai tumori.
La campagna è stata oggetto di riconoscimento dell’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica, del patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, grazie al quale – nell’ambito di un Protocollo d’Intesa al riguardo stipulato – la LILT ha realizzato un “Ricettario Dietetico” di cui un estratto è stato pubblicato nell’opuscolo informativo della campagna. La Settimana Nazionale per la Prevenzione Oncologica 2015 è altresì sostenuta e condivisa dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e dal Ministero della Salute.

Il poeta e scrittore lucano Rocco Scotellaro, nella sua inchiesta sulla cultura dei contadini del Mezzogiorno – Contadini del Sud –, racconta che il bufalaro (la persona dedita all’allevamento del bufalo) conosceva le sue bufale singolarmente, come se fossero “cristiani”. Tanto è vero che ad ognuna di esse dava un nome. “Contessa“, “Amorosa“, “Cambiale“, “Monacella“, “‘A malatia“, “‘Ncoppe a paglia” questi erano solo alcuni esempi di nomi che il bufalaro assegnava ai suoi animali che scaturivano dalla realtà che esisteva all’interno dell’allevamento. A volte poi, i nomi si trasformavano in vere e proprie massime che nascevano dai comportamenti degli animali e dal rapporto stretto che avevano con il bufalaro: “Quanne è auste facime li cunti” (quando arriverà agosto faremo i conti) o “Chi campa vere sta massaria” (solo chi vivrà vedrà questa masseria).

Video Intervista al Dott. Domenico Raimondo dell’azienda MAil srl e Presidente in carica del Consorzio della Mozzarella di Bufala Campana DOP. 

AZIENDA MAIL srl

Mozzarella la Favorita del Casaro dal 1968

Il Caseificio Mail nasce nel 1968 fondato dal sig. Domenico Raimondo che insieme ai figli comincia a produrre la mozzarella di Bufala La Favorita. Nel corso degli anni l’azienda cresce e si sviluppa, esce dall’ambito regionale e si espande prima nell’Italia meridionale e poi in tutta l’Italia del nord.

Nel 2000 inaugura il nuovo Caseificio che si estende su una superficie di circa 6.000mq. e per l’ulteriore miglioramento del prodotto si ottiene la certificazione del sistema di qualità UNI EN ISO 9001:2000.

L’approfondita conoscenza del latte di bufala, e un’antica tradizione artigianale di quattro generazioni della famiglia Raimondo fa della mozzarella di bufala “La Favorita del Casaro“, un prodotto sano e dal gusto inimitabile.

PROGRAMMA TELEVISIVO

Mela Verde

Il programma dedicato ad agricoltura, ambiente e tradizioni, è guidato dall’inossidabile coppia formata da Edoardo Raspelli ed Ellen Hidding.

I conduttori ci mostrano le straordinarie meraviglie della nostra Penisola con i suoi piccoli e inimitabili tesori fatti di tradizione ed ingegno, di amore e devozione per mestieri antichi e nuovi.

RicettaPenne_pizzaiola

Ingredienti
Passata di pomodoro q.b.
1 cucchiaino di concentrato di pomodoro
1/2 cipolla
1 mozzarella
origano e/o basilico fresco
olio extravergine di oliva q.b.

 

Preparazione

Prepariamo un buon battuto di cipolla (a volte con aggiunta di aglio o qualche verdurina tipo carota e sedano e un pizzico di dado granulare) e lo facciamo rosolare in olio ben caldo. Aggiungete un cucchiaino di concentrato di pomodoro e infine la passata di pomodoro. Fate cuocere per 10-15 minuti. Nel frattempo fate cuocere la pasta, lievemente al dente. Tagliate la mozzarella a dadini (ovviamente di Bufala Campana DOP Gramù) e una volta pronti pasta e sugo andiamo ad impiattare. Condite la pasta con il sugo e versateci un abbondante dadolata di mozzarella. Girate velocemente (non lavorate troppo a lungo altrimenti si impasta tutto), bagnate con un filo di olio extravergine (anche per l’olio prodotti esclusivamente Gramù) e date un’abbondante spolverata di origano o basilico. Servite ben calda.

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L’olio extravergine d’oliva nella dieta mediterranea
OLIO-EXTRAVERGINE-DOLIVA

Simbolo della dieta mediterranea è senza dubbio l’olio extravergine d’oliva, eccezionale per il suo gusto e la sua alta digeribilità, ricco di grassi di origine vegetale molto utili per la salute dell’organismo. E’ stato confermato in alcuni studi che la dieta mediterranea, grazie alle sue peculiarità previene le malattie cardiovascolari e cardiache, in altri, condotti a più riprese, sono state dimostrate le diverse proprietà benefiche dell’olio extravergine di oliva: il suo uso abituale riduce la presenza di “colesterolo cattivo” ed aumenta la percentuale di quello “buono”.

L’olio extravergine di oliva, alimento e medicinale

Come già detto, l’olio extravergine di oliva assolve a molte funzioni:

Combatte il colesterolo
L’olio extravergine di oliva contribuisce a ridurre l’eccesso di colesterolo non generando colesterolo “cattivo” (LDL), ma favorendo invece la formazione di quello “buono” (HDL) che garantisce l’integrità delle arterie ripulendole da eventuali placche arteriosclerotiche e dallo stesso LDL.

Antiossidante
Grazie alla presenza di acidi grassi e vitamine antiage ( E, A, D e K) che combattono i radicali liberi, considerati come i maggiori responsabili dell’invecchiamento cutaneo; contiene anche sostanze affini ai lipidi della cute. E’ per tutte queste caratteristiche che può essere applicato anche sulle pelli più sensibili.

Nella crescita
Con i suoi grassi insaturi di cui è ricco assicura lo sviluppo equilibrato dei bambini aiutando il tessuto cellulare ad assimilare sostanze indispensabili alla crescita. Un filo d’olio extravergine nella pappa del vostro bambino è un condimento sano e genuino.
L’olio extravergine d’oliva dona regolarità intestinale
L’olio extravergine di oliva facilita l’attività epatica e regola quella intestinale. Il consumo di olio extravergine di oliva riduce i rischi di ulcere gastriche e duodenali, esercita un’azione lassativa, più efficace a digiuno, e contribuisce a correggere la stipsi cronica; inoltre ha un effetto protettivo contro la formazione di calcoli biliari.

Alta digeribilità
L’olio extravergine di oliva è l’unico olio digeribile al 100%, contro l’85% dell’olio di semi di girasole, l’81% di quello di arachidi ed il 36% dell’olio di semi di mais. Rispetto ad altri grassi, in particolare a quelli di origine animale, l’olio extravergine di oliva è quello che si digerisce più velocemente.

Per la conservazione degli alimenti

Aceite 6La tecnica di conservazione sott’olio è una delle più diffuse, ed ha lo scopo di isolare gli alimenti dal contatto con l’aria. E’ estremamente importante che gli alimenti siano immersi completamente nell’olio e che prima di immergerli in esso vengano trattati adeguatamente a seconda del tipo di alimento (salatura, bollitura etc).

Il grande vantaggio delle conserve sott’olio è la possibilità di avere a disposizione i prodotti durante tutto l’anno, con un chiaro tornaconto economico non dovendoli acquistare nelle stagioni in cui tali alimenti costano di più.

La conservazione con olio è tipica degli ortaggi come carciofini, funghetti, piselli, peperoni, melanzane, ma anche per alcuni pesci. Se si utilizza un buon olio d’oliva, il sapore del prodotto sarà sicuramente migliore.

Il top per le fritture
Ricordate tutte quelle pubblicità in cui ci fanno credere che per ottenere una frittura “leggera, croccante ed asciutta” bisogna usare l’olio di semi. L’idea di leggerezza e purezza di questo grasso viene favorita dall’effetto psicologico della mancanza di colore del prodotto e dalla neutralità del gusto. Si tratta di un luogo comune molto radicato nei consumatori ed anche nei ristoratori, ma assolutamente falso in quanto i migliori oli per la frittura sono quelli provenienti dalle olive, dall’extravergine (sicuramente il migliore) al semplice olio d’oliva.

Questa affermazione è supportata da numerosi studi scientifici condotti in importanti centri di ricerca che hanno dimostrato la sua grande stabilità alle alte temperature rispetto agli altri oli vegetali, molto più deteriorabili. L’olio d’oliva, che sia extravergine o vergine, rispetto agli oli di semi, contiene una percentuale molto più bassa di acidi grassi polinsaturi, quelli che alle alte temperature risultano particolarmente sensibili al danno ossidativo.

Ciò significa che, a parità di altri parametri, gli oli di semi con un elevato contenuto di acidi grassi polinsaturi si ossidano più velocemente e producono sostanze tossiche. Ogni grasso possiede un proprio specifico livello di tolleranza delle alte temperature, detto punto di fumo. L’olio extravergine di oliva ha uno dei punti di fumo più elevati fra tutti gli oli (circa 210° C), tollerando temperature prossime ai 180°C, inoltre l’olio extravergine di oliva è costituito per il 98% da acidi grassi di alto valore nutrizionale.

Olio di oliva vergine
La legge riconosce come oli di oliva vergini solo quelli ottenuti dal frutto dell’olivo, mediante processi di spremitura che non causano alterazioni dell’olio e che non comprendano altri trattamenti diversi dal lavaggio, dalla decantazione, dalla centrifugazione e dalla filtrazione.

produzione-olio-di-oliva

Gli oli di oliva vergini si classificano come:

  • olio extra vergine d’oliva: olio di oliva vergine il cui punteggio organolettico è uguale o superiore a 6.5, la cui acidità libera espressa in acido oleico è al massimo di 0,80 gr. per 100 gr.;
  • olio di oliva vergine: olio di oliva vergine il cui punteggio organolettico è uguale o superiore a 5.5, la cui acidità libera espressa in acido oleico è al massimo di 2 gr. per 100 gr.;
  • olio di oliva vergine corrente: olio di oliva vergine il cui punteggio organolettico è uguale o superiore a 3.5, la cui acidità libera espressa in acido oleico è al massimo di 3,3 gr. per 100 gr.;
  • olio di oliva vergine lampante: olio di oliva vergine il cui punteggio organolettico è inferiore a 3.5 e/o la cui acidità espressa in acido oleico è superiore a 2 gr. per 100 gr. (NON VENDIBILE AL CONSUMATORE DIRETTO).

 

Non sono oli di oliva vergini:

  • olio di oliva raffinato: olio di oliva ottenuto dalla raffinazione di oli di oliva vergini, la cui acidità libera espressa in acido oleico non può eccedere 0,3 gr. per 100 gr. (NON VENDIBILE AL CONSUMATORE DIRETTO);
  • olio di oliva – composto da oli di oliva raffinati e oli di oliva vergini: olio di oliva ottenuto da un taglio di olio di oliva raffinato e di oli d’oliva vergini diversi dall’olio lampante, la cui acidità libera espressa in acido oleico non può eccedere 1 gr. per 100 gr.;
  • olio di sansa di oliva greggio: olio ottenuto dalla sansa delle olive mediante estrazione con solventi o processi fisici (NON VENDIBILE AL CONSUMATORE DIRETTO);
  • olio di sansa di oliva raffinato: olio ottenuto dalla raffinazione di olio di sansa di oliva greggio, con un tenore di acidità libera, espressa in acido oleico, non superiore a 0,3 gr. per 100 gr. (NON VENDIBILE AL CONSUMATORE DIRETTO);
  • olio di sansa di oliva: olio ottenuto da un taglio di olio di sansa d’oliva raffinato e di oli di oliva vergini diversi dall’olio lampante, con un tenore di acidità libera, espressa in acido oleico, non superiore a 1 gr. per 100 gr.

 

Il “punteggio organolettico” (panel test) è stato introdotto con reg. CEE 2568/91 (e successive modificazioni) al fine di consentire, attraverso una metodica analitica, la classificazione degli oli vergini di oliva utilizzabili per il consumo diretto. Prima di essere messo in commercio l’olio deve passare due esami, uno chimico-fisico ed uno organolettico da parte della commissione ufficiale di degustazione.

Le indicazioni obbligatorie, da riportare sulle etichette delle confezioni degli oli di oliva, sono previste sia dalla normativa generale in materia di etichettatura (D.Lgs. 109/92) sia da normative verticali nazionali e comunitarie.

Gli oli d’oliva commestibili, destinati al consumatore, devono essere messi in vendita esclusivamente preconfezionati in recipienti, della capacità massima di 5 litri provvisti di un sistema di chiusura che perda la sua integrità dopo la prima utilizzazione, anche se acquistati direttamente dal frantoio o presso la sede privata del piccolo produttore locale.

L’etichetta comprende indicazioni obbligatorie ed altre facoltative.

Le informazioni obbligatorie sono le seguenti:

  • denominazione di vendita: deve essere conforme alla classificazione prevista dalla normativa (“olio extra vergine di oliva”, “olio di oliva vergine”, “olio di oliva composto da oli di oliva raffinati e oli di oliva vergini”, “olio di sansa di oliva”). Ogni denominazione deve essere accompagnata da una della dicitura: se “olio extra vergine di oliva” da “olio di oliva catagoria superiore ottenuto direttamente dalle olive e unicamente mediante procedimenti meccanici”; se ” olio di oliva composto da oli di oliva raffinati e da oli di oliva vergini” da “olio contenente esclusivamente oli di oliva che hanno subito un processo di raffinazione e oli ottenuti direttamente dalle olive”; se “olio di sansa e di oliva” da “olio contenente esclusivamente oli derivati dalla lavorazione del prodotto ottenuto dopo l’estrazione dell’olio d’oliva e oli ottenuti direttamente dalle olive” oppure “olio contenente esclusivamente oli provenienti dal trattamento della sansa di olive e oli ottenuti direttamente dalle olive”;
  • nome o Ragione Sociale o Marchio depositato e Sede del produttore o del confezionatore o di un venditore stabilito nella Unione Economica. In genere tali indicazioni vengono fatte precedere da diciture quali “imbottigliato da…”, “prodotto da…”, “prodotto ed imbottigliato da…”, “confezionato da…”, “distribuito da…” e simili. Per sede s’intende la località (comune) ove è ubicata la sede legale o sociale dell’operatore;
  • sede dello stabilimento di produzione o di confezionamento: l’indicazione della sede dello stabilimento di produzione o di confezionamento può essere omessa nel caso di impresa produttrice o confezionatrice che disponga di un unico stabilimento ubicato allo stesso indirizzo della sede legale o sociale;
  • quantità nominale: deve essere espressa, trattandosi di un prodotto liquido, in unità di volume utilizzando il litro (l o L), il centilitro (cl) o il millilitro (ml). Gli oli di oliva, destinati al consumatore, devono essere posti in vendita esclusivamente preconfezionati in recipienti nelle quantità nominali seguenti espresse in litri: 0,10- 0,25 -0,50 -0,75 – 1,00 -2,00 -3,00 -5,00;
  • lotto: cioè l’insieme delle unità di vendita (bottiglie o lattine) prodotte o confezionate in circostanze praticamente identiche. Il lotto è determinato dal produttore o dal confezionatore dell’olio. Esso deve figurare in modo da essere facilmente visibile, chiaramente leggibile ed indelebile ed è preceduto dalla lettera “L”, salvo nel caso in cui sia facilmente distinguibile dalle altre indicazioni dell’etichetta. L’indicazione del lotto non è richiesta solo quando il termine minimo di conservazione figura con la menzione del giorno, mese ed anno, in modo da identificare una specifica partita;
  • termine minimo di conservazione: è la data fino alla quale l’olio conserva le sue specifiche proprietà in adeguate condizioni di conservazione. Essa va indicata con la dicitura “da consumarsi preferibilmente entro il…” seguita dalla data oppure dalla indicazione del punto della confezione in cui essa figura. La data deve essere espressa almeno con l’indicazione del mese e dell’anno (solitamente l’olio extravergine di oliva, se ben conservato, mantiene le sue proprietà per circa 18 mesi).
  • origine delle olive e dell’olio, indicando il Paese di provenienza (Stato membro della UE o extracomunitario) o l’eventuale miscela di oli di origine diversa.

La denominazione di vendita, la quantità ed il termine minimo di conservazione devono figurare in etichetta nello stesso campo visivo.

Tutte le indicazioni devono essere almeno in lingua italiana e menzionate in un punto evidente in modo da essere facilmente visibili, chiaramente leggibili ed indelebili, senza essere in alcun modo dissimulate o deformate.

Tra le informazioni facoltative si possono trovare:

  • la lettera minuscola “e”: marchio CE per gli imballaggi preconfezionati corrispondenti ai requisiti delle norme CEE;
  • la modalità di conservazione. Qualora sia necessaria l’adozione di particolari accorgimenti in funzione della natura del prodotto e del tipo di recipiente impiegato, è utile riportare delle indicazioni riguardanti il modo più corretto per conservare l’olio (ad esempio” conservare al riparo della luce e lontano da fonti di calore”);
  • per l’olio extra vergine e l’olio d’oliva vergine sono ammesse le diciture “prima spremitura a freddo” e “estratto a freddo“;
  • la designazione dell’origine, per i soli oli extravergini d’oliva e di oliva vergine, sugli imballaggi e sulle etichette destinati ai consumatori, è indicata solo quando l’olio è estratto dalle olive in un frantoio situato in una determinata zona geografica;
  • l’acidità massima, se accompagnata, nello stesso campo visivo e con caratteri delle stesse dimensioni, dall’indice dei perossidi, dal tenore delle cere e dall’assorbimento ultravioletto.

La frode più usuale nel settore oleario è quella di miscelare olio di semi con olio di oliva e farlo passare per olio extravergine d’oliva. In alcuni casi è stato accertato che olio di semi colorato artificialmente con clorofilla e betacarotene era venduto per olio extravergine.

Un’altra frode più specialistica e raffinata, di difficile individuazione, si va sempre più affermando e consiste nel far passare per olio extra vergine d’oliva oli che all’origine erano stati qualificati lampanti o maleodoranti. Questi, opportunamente trattati e con l’aggiunta di modeste quantità di oli vergini di oliva, acquistano, sotto l’aspetto chimico, parametri propri dell’olio extravergine.

Alcuni utili consigli.

  • instaurate un rapporto di fiducia con un fornitore affidabile, soprattutto quando acquistate il prodotto all’ingrosso;
  • scegliete aziende che, per serietà ed immagine, ne assicurino la qualità (in più occasioni sono state scoperte aziende fantasma, senza responsabile né sede sociale, che avevano immesso sul mercato notevolissimi quantitativi di oli extravergine sofisticati);
  • leggete con attenzione l’etichetta che, anche se non sempre garantisce l’origine dell’olio, costituisce comunque una “carta d’identità” di qualsiasi alimento;
  • diffidate delle confezioni anonime prive della corretta etichettatura;
  • tenete presente il rapporto qualità-prezzo.

Fonti normative

Reg. UE n. 61/2011 che modifica il Reg. (CEE) 2568/91
Reg. (CEE) n. 640/2008 che modifica il regolamento (CEE) 2568/91
Reg. (CEE) n. 2568/91 testo consolidato relativo alle caratteristiche degli oli d’oliva e degli oli di sansa d’oliva nonchè ai metodi ad essi attinenti
Reg. (CE) n. 182/2009 ha stabilito le nuove norme in materia di indicazioni obbligatorie nell’etichetta dell’olio vergine ed extravergine di oliva, da integrare con quanto indicato nel regolamento CE n.1019/2002 e successive modifiche.
Reg. (CE) n. 1019/2002 Reg. (CE) 1513/2001;

Chef_HomeLa Dieta Mediterranea avrà in penisola sorrentina i suoi ambasciatori e custodi. Saranno sette, scelti dai sei comuni costieri tra gli chef dei più rinomati ristoranti del comprensorio. L´investitura, da parte del “Tavolo intercomunale per l´Agricoltura”, avverrà nell´ambito del Premio Sirena d´Oro e della Borsa Valori del Territorio, nel corso di una cerimonia che si svolgerà il 29 aprile, alle ore 17, presso la sala consiliare del Comune di Sorrento, alla presenza dei sei sindaci della penisola sorrentina, del presidente della Commissione Agricoltura della Camera dei deputati, Paolo Russo, e del Consigliere del Governatore Caldoro per l´Agricoltura, Vito Amendolara. Gli “Ambasciatori e Custodi della Dieta Mediterranea” saranno gli chef Alfonso Iaccarino (Don Alfonso 1860), Giuseppe Aversa (Il Buco), Gennaro Esposito (La Torre del Saracino), Alfonso Caputo (La Taverna del Capitano), Antonio Mellino (Quattro Passi), Danilo Di Vuolo (Maxi di Capo La Gala) e Giuseppe Guida (Antica Osteria Nonna Rosa). Nel corso della cerimonia gli chef “adotteranno” ciascuno un prodotto tipico della penisola sorrentina, impegnandosi a promuoverlo e a valorizzarlo attraverso la propria cucina e in appuntamenti mediatici.

“Questa iniziativa – dichiara il sindaco di Sorrento, Giuseppe Cuomo – vuole attribuire il giusto riconoscimento a quegli chef che, con la loro cucina, hanno contribuito a fare conoscere ai gourmet italiani e stranieri le prelibatezze della nostra terra. L´alta ristorazione rappresenta infatti uno dei mezzi attraverso cui promuovere le tipicità locali. Alchimie a base di ingredienti sani, freschi e genuini, che si trasformano in sapori, colori e profumi declinati nei piatti proposti a chi si accosta a queste tavole. Ambasciatori del gusto, i nostri cuochi, ma anche ambasciatori di saperi, con quel vasto fondamentale capitolo dell´enogastronomia, dell´agraolimentare e dell´arte culinaria che prende il nome di Dieta Mediterranea”. “Con la nomina degli Ambasciatori e Custodi della Dieta Mediterranea – sottolinea il vice sindaco di Sorrento e assessore all´Agricoltura, Giuseppe Stinga – si dà attuazione ad una delle azioni previste dal Codice Morale del Territorio. Gli chef che saranno insigniti di tale titolo rappresentano la più alta espressione dell´arte culinaria della penisola sorrentina. Una cucina che privilegia le produzioni tipiche dei nostri luoghi, rifacendosi alla tradizione e rispettando le materie prime, pur lasciando spazio ad una continua ricerca ed innovazione. Questo mix di tradizione e innovazione, e la fama e bravura di questi straordinari interpreti del gusto, coprono di prestigio il nostro territorio e fanno della penisola sorrentina una meta privilegiata del turismo enogastronomico”. “Gli chef della penisola sorrentina – afferma il sindaco di Massa Lubrense, Leone Gargiulo – hanno elevato le nostre tradizioni culinarie a vera e propria arte. Con le loro creazioni, sono riusciti ad esaltare le caratteristiche dei prodotti tipici del nostro territorio, rendendo la nostra cucina famosa in tutto il mondo”. “La nomina degli Ambasciatori e Custodi della Dieta Mediterranea – commenta il sindaco di Sant´Agnello, Gianmichele Orlando – rappresenta un´importante azione di valorizzazione delle specificità del nostro territorio. Bisogna puntare sulla biodiversità perché questa è la chiave di successo del turismo per i prossimi anni. Oggi, con la globalizzazione che investe tutti i territori, ritornare alla diversità dell’offerta turistica in termini di sapori e cultura è determinante”. Per il sindaco di Piano di Sorrento, Giovanni Ruggiero, “la cucina e gli uomini che vi lavorano sono il fiore all´occhiello della penisola sorrentina. Bene, dunque, questa unione delle amministrazioni comunali ed iniziative come questa che hanno per obiettivo la valorizzazione della nostra cultura agroalimentare”. “E´ necessario premiare la professionalità in tutti i settori e quindi anche in quello della ristorazione – evidenzia il sindaco di Meta, Paolo Trapani – Dalle amministrazioni giunge agli chef che saranno nominati Ambasciatori della Dieta Mediterranea un riconoscimento che è dovuto per la qualità raggiunta e per il buon nome che, anche grazie a loro, gode tutto il settore della enegostronomia della penisola sorrentina”.

“Questo riconoscimento – sottolinea il sindaco di Vico Equense, Gennaro Cinque –  si aggiunge ai tanti altri che i nostri chef hanno meritatamente ricevuto nel corso di questi anni. È l’ulteriore prova che la Penisola Sorrentina si conferma quale capitale del gusto e dimora dell’alta ristorazione. I nostri chef, con il loro autentico talento e grande genio creativo, sono ambasciatori d’immagine, ma soprattutto di cultura per il nostro territorio. Il loro talento, capace di mantenere inalterata la genuinità delle nostre tipicità locali, tesse una rete di competenze e professionalità che attraverso il binomio alta ristorazione e gourmet declina nell’arte di questi piatti il racconto del patrimonio di sapori,di profumi, di colori, di eccellenze gastronomiche e di luoghi unici al mondo quali sono i nostri“.

“LASCIA CHE IL CIBO SIA LA TUA MEDICINA, E LA TUA MEDICINA SIA IL TUO CIBO” (Ippocrate, medico greco del 400 a.C.)

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) il 35% della popolazione si avvale abitudini alimentari sbagliate. La dieta che più rispetta le semplici regole della corretta alimentazione è quella mediterranea, dichiarata nel 2010 patrimonio immateriale dell’umanità dall’Unesco. Grazie alla sua naturale e ottimale composizione (15% proteine, 60% carboidrati, 25% grassi) la dieta mediterranea assicura il giusto apporto di nutrienti. Essa non è semplicemente un paniere di alimenti opportunamente distribuiti nel tempo e nelle quantità, ma un “insieme armonico di competenze, conoscenze, pratiche e tradizioni, che vanno dal paesaggio alla tavola, tra cui la raccolta, la conservazione, la preparazione e, in particolare, il consumo di cibo” . I suoi protagonisti sono la pasta, la frutta, gli ortaggi, l’olio d’oliva, un consumo moderato di vino, alimenti di origine animale, tra cui latte, formaggi, pesce, uova, carne.